Il bullismo è un fenomeno che in Italia colpisce fisicamente un adolescente su cinque e, virtualmente, uno su dieci, online o sui social network.

Il termine deriva dall’inglese “bullying” e sta ad indicare i comportamenti di oppressione fisica e psicologica protratti nel tempo da un gruppo o una persona singola nei confronti di una o più vittime.

Il fenomeno del bullismo può presentarsi nell’infanzia o nell’adolescenza e provoca sentimenti di angoscia e di impotenza in chi ne è colpito.

Secondo alcuni studiosi, il bullismo può essere considerato alla pari del mobbing con la differenza dello scenario, non in ufficio ma tra i banchi di scuola.

Le conseguenze del bullismo possono essere drammatiche e, come hanno mostrato numerosi casi di cronaca, può spingere alcune vittime a gesti estremi, dall’autolesionismo al più grave suicidio.

A seconda delle azioni e dei comportamenti messi in atto nei confronti della vittima, si possono classificare diverse tipologie di bullismo:

Azioni fisiche di prevaricazione: sono aggressioni che vanno dalle più lievi come il furto e gli spintoni, a quelle più gravi di violenza fisica a mano libera o, addirittura, mano armata.

Comportamenti verbali di prevaricazione: sono minacce ed insulti che prendono di mira caratteristiche fisiche, preferenze sessuali o aspetti della personalità.

Comportamenti indiretti di prevaricazione: si compiono attraverso pettegolezzi e calunnie con lo scopo di isolare la vittima dal gruppo.

In genere, a mettere in atto le prime due tipologie di comportamenti prevaricatori sono i maschi, mentre le femmine utilizzerebbero principalmente il pettegolezzo.

Bullismo, vittime e carnefici

All’interno delle dinamiche del bullismo sono presenti due figure: il bullo che cerca di dominare i più deboli attraverso la prepotenza, le violenze fisiche e verbali, e la vittima che subisce i soprusi del bullo con gravi conseguenze psicologiche come la perdita di fiducia in sé stessi fino a sintomatologie più importanti come depressione, stati d’ansia e attacchi di panico.

Tra queste due figure possono inserirsi anche quelli che vengono definiti “bulli gregari“, ragazzi che alimentano il bullismo e cercando di affermare la propria identità schierandosi con il più forte.

Il bullo è generalmente una persona priva di empatia che provoca intenzionalmente dolore nell’altro senza per ciò provare compassione. E’ una persona litigiosa, poco o per niente rispettosa delle regole, incapace di riconoscere l’autorità dei genitori e degli insegnanti. Il suo livello di autostima è particolarmente elevato, il che lo porta a sentire superiore agli altri.

Dietro la loro apparenza, però, i bulli mostrano problemi relazionali che possono peggiorare nel tempo e sfociare, in età adulta, nello sviluppo di psicopatie.

La vittima del bullismo, invece, è una persona che tende a sottovalutarsi e a sentirsi più debole nei confronti dei coetanei, sensibile, prudente e fragile. Nel tempo, le vittime, possono diventare ansiose ed insicure. Le azioni prevaricatrici che subiscono, li portano ad essere esclusi dal gruppo e a tenersi dentro tutto quello che stanno subendo, per paura di ripercussioni da parte del bullo o, semplicemente, per vergogna.

Nella vittima e nel carnefice i comportamenti di dominazione e sottomissione possono avere ripercussioni sulla loro vita e sulla loro identità. I bulli tendono a subire numerose bocciature e a mostrare segni di comportamenti devianti o antisociali, arrivando a commettere crimini quali furti, atti di vandalismo o episodi di aggressioni sia in famiglia che sul lavoro.

La vittima, nel lungo periodo, può andare incontro a vere e proprie depressioni, problemi nell’adattamento socio-affettivo, svalutazione della propria identità, sviluppare disturbi del sonno, problemi di concentrazione e apprendimento.

Sconfiggere il bullismo, in famiglia, a scuola e con l’aiuto della psicoterapia

Per contrastare il fenomeno del bullismo è necessario intervenire con largo anticipo e su tutti gli aspetti che coinvolgono la vita del bullo e della vittima, dalla famiglia alla scuola e rivolgendosi, eventualmente, ad psicologi e psicoterapeuti esperti nel settore.

I genitori dovrebbero lavorare nell’educazione del figlio all’aiuto reciproco, al rispetto e alla partecipazione sociale. La famiglia è di grande importanza soprattutto perché sono i genitori i primi a poter osservare cambiamenti nel comportamento dei figli che possono destare preoccupazioni. Bulli e vittime, infatti, non saranno mai espliciti: i primi per evitare rimproveri e prediche, i secondi per paura di giudizi, ripercussioni e vergogna

Gli insegnati possono contribuire all’educazione in via preventiva, agendo sul gruppo della classe per favorire comportamenti solidali fra i ragazzi e, insieme ai genitori, possono essere d’aiuto nell’individuare campanelli d’allarme.

Gli interventi di psicologi all’interno del gruppo classe e dell’istituzione scolastica in genere sembrano essere le modalità di lavoro più efficaci per contrastare tali fenomeni che spesso vengono delegati alla gestione solo da parte del corpo docente che, dato il ruolo, formazione e organizzazione del lavoro, non possono disporre di strumenti adeguati per poter lavorare su questo tema, rimanendo, a volte, essi stessi vittime di bullismo.

La psicoterapia familiare si rivela spesso molto utile nell’osservazione e lavoro sul bullismo poiché orientata a facilitare la comunicazione tra le parti, attraverso l’espressione delle emozioni, in un confronto costante e rispettoso di tutti protagonisti. Tale stile comunicativo, all’interno di un setting psicoterapeutico, può aiutare gli adulti, la vittima di bullismo e il bullo a confrontarsi con il proprio mondo interiore per imparare a proteggersi dagli attacchi ricevuti e inferti e ritrovare la fiducia e il rispetto per se stessi e per gli altri.

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